A Cagliari l’autunno sa ancora di mare: meraviglie nascoste tra spiagge e vita notturna

Sbarcare a Cagliari in autunno significa sentire subito la salsedine sull’aria e vedere il lungomare ancora vivo: il traffico del porto, qualche bar che rimette i tavolini all’aperto, gruppi di persone che si spostano verso i locali. È una scena che spiega perché la città funziona bene anche in Poetto fuori stagione, quando il turismo di massa si attenua ma l’attività urbana non si spegne. Dal porto al colle della cattedrale, Cagliari mostra strati diversi di storia e di vita quotidiana, utili per chi vuole muoversi senza fretta e capire come la città si è costruita nel tempo.

Quartieri che raccontano la città

Il quartiere che più di altri mette insieme mare e città è Marina, dove il porto detta i ritmi. Le vie che si aprono intorno offrono una mappa di botteghe e ristoranti: sul fronte commerciale spicca via Sardegna, luogo dove si trovano sia prodotti della tradizione sarda sia proposte di pesce. Prima di fermarsi per un pasto conviene percorrere via Roma per cogliere le facciate tardo‑ottocentesche e l’impianto urbano che rimanda a eredità amministrative e portuali.

Non lontano, la chiesa di Sant’Eulalia conserva un sottosuolo che riapre il capitolo delle stratificazioni urbane: dall’area sacra agli scavi archeologici, il percorso ipogeo restituisce tracce romane e medievali. Un dettaglio che molti sottovalutano è la relazione tra gli spazi portuali e quelli religiosi: la città si è sviluppata in funzione del commercio e della protezione, non per caso.

A pochi passi si muove il quartiere di Stampace, con resti dell’anfiteatro e l’Orto Botanico che accoglie specie mediterranee. La cripta sotto Santa Restituta rimane uno dei luoghi più duri da dimenticare: cava, luogo di culto e rifugio nel Novecento, oggi conserva un silenzio che parla di continuità storica. Dal colle di Castello la vista riassume la città, i musei e le torri che testimoniano rapporti con dominazioni complesse.

Scendendo verso le pendici, Villanova mostra case basse, balconi‑giardino e murales che segnano una vitalità diffusa. Questo quartiere a prevalenza residenziale ospita botteghe artigiane e chiese che ricordano la presenza spagnola: la geografia sociale qui è netta, tra luoghi di passaggio e angoli in cui la vita locale è ancora protagonista.

Un parco a due passi dal centro

Il Parco di Molentargius rappresenta un elemento di continuità tra città e natura, collocato a ridosso della costa. Le ex saline sono oggi specchi d’acqua dove la fauna acquatica trova ristoro e dove i passaggi stagionali si vedono con chiarezza: gli stormi e le coppie di uccelli rendono l’area un luogo di osservazione naturalistica accessibile. Non è raro imbattersi in gruppi di fenicotteri rosa che sostano negli stagni; sono un elemento visivo che richiama attenzione sia dei residenti sia dei visitatori.

La presenza degli uccelli non è l’unico motivo di valore: gli specchi d’acqua ospitano anatre, avocette e occasionalmente pellicani, con variazioni che dipendono da pesca e condizioni climatiche. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la diversa distribuzione delle specie tra gli stagni: alcuni punti sono preferiti per il cibo, altri per la tranquilla nidificazione. Questo tipo di osservazioni aiuta a capire la gestione del parco e le pratiche di conservazione.

Dietro il paesaggio naturale c’è una storia legata all’economia urbana: le saline alimentavano la città con il sale marino, una risorsa che ha inciso sulla economia locale fino all’Ottocento. Il termine stesso di Molentargius rimanda ai mestieri che animavano la gestione del sale, una memoria che si intreccia con la protezione ambientale attuale. La zona è accessibile con percorsi pedonali e piste ciclabili che avvicinano la natura alle aree abitate.

Per chi osserva la città dall’esterno, la combinazione tra quartieri storici e aree protette chiarisce un aspetto pratico: Cagliari resta una città in cui la natura e l’eredità storica si toccano spesso, e questo si percepisce sia dal lungomare sia dalle passeggiate tra gli stagni, dove la gestione degli habitat continua a influenzare la vita quotidiana locale.