Un lembo di Marocco si stende lungo la costa mediterranea, avvolto da un’atmosfera di quiete e autenticità che sfugge alle rotte più battute. Tra spiagge dorate, palme mosse da una brezza leggera e montagne che proteggono insediamenti ancora poco esplorati, questa zona racconta una storia antica e un presente che lentamente cresce senza perdere la propria identità. Dal mito di Ercole che avrebbe sostato a Tamuda, antico centro berbero ormai quasi dimenticato, fino alle architetture bianche e intrise di eredità spagnola di Tétouan, resteranno impressi gli elementi di un Marocco spesso nascosto, ma intenso e profondamente mediterraneo. Qui il re Muhammad VI ha scelto una residenza estiva, tra gli ulivi e le spiagge calme della baia che porta il suo nome, un posto che accoglie nel silenzio chi cerca una pausa lontano dal caos turistico, immerso in un panorama mediterraneo ancora intatto.
La nuova costa di Tamuda Bay: un equilibrio tra natura e ospitalità esclusiva
Nel cuore della Prefettura di Tétouan, la baia di Tamuda si mostra come un angolo sconosciuto agli occhi della massa, ma ricco di suggestioni e bellezze che si intrecciano alla storia e alla natura. Protetta dalla maestosa catena montuosa del Rif, questa zona è un rifugio per chi apprezza il relax vicino al mare, con spiagge ampie e calme lambite da acque tiepide. La presenza del Royal Mansour Tamuda Bay, hotel della collezione reale, si inserisce con discrezione in questo scenario, offrendo un’esperienza raffinata che fatica però a sovrastare l’anima autentica della baia.
Il viaggio verso Tamuda Bay parte spesso da Tangeri, porta internazionale che conserva un fascino particolare proprio grazie alla sua medina storica. Qui si respira un miscuglio di culture, dal nordafricano allo spagnolo, perfettamente rappresentato da vicoli stretti, architetture ispanico-moresche e la convivenza armoniosa tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico. Attraversando 80 chilometri di strade che si snodano tra paesaggi mutevoli, dal terreno arido alle colline verdi, si raggiunge questo lembo di Marocco che si rivela lentamente, svelando scorci di rara tranquillità e panorami che spaziano fino all’ombra di Gibilterra, lontana ma visibile all’orizzonte europeo.
L’area intorno a M’diq, piccolo centro costiero conosciuto anche come Rincón, mantiene un equilibrio tra tradizione e nuove aperture turistiche. Nonostante qualche hotel di lusso nasca lungo il litorale, il ritmo del luogo resta morbido, scandito dalla vita dei pescatori, dalle passeggiate a filo d’acqua e dai giardini curati che si affacciano sul mare. In questo paesaggio si percepisce il contrasto tra la modernità inserita con tatto e la natura che domina ancora incontrastata, offrendo a chi si avventura qui un’esperienza di viaggio unica nel Mediterraneo marocchino.
Tétouan e Chefchaouen: due volti di storie incrociate tra culture e colori
Proseguendo verso l’interno, la città di Tétouan appare con la sua medina bianca, un patrimonio UNESCO che deriva dal suo ruolo storico e dalla profondità culturale scolpita nei millenni. La chiamano “Paloma Blanca”, la colomba bianca, un soprannome che racconta del passato spagnolo e di una convivenza di lingue e tradizioni che ancora oggi si riflette nei suoni e negli sguardi degli abitanti. Le mura monumentali, le sette porte di legno intagliato e le fontane adornate da mosaici colorati confermano il carattere autentico del luogo, dove l’artigianato fiorisce e i forni sfornano ancora pane con lo stesso ritmo di una volta. Tra vicoli punteggiati da botteghe tradizionali e piccoli hammam, si respira una miscela d’arabità e andalusia, un incontro che tiene viva una storia lunga e radicata.
A pochi chilometri di distanza, ma sospesa in un’atmosfera quasi fiabesca, sorge Chefchaouen, celebre per le sue pareti tinte di blu e azzurro, colori dal forte significato simbolico. Fondata come fortezza nel XV secolo per difendersi dagli attacchi europei, questa città ha accolto rifugiati ebrei in fuga dalla Spagna, che probabilmente hanno donato a Chefchaouen l’aspetto unico che affascina viaggiatori e curiosi. Le mura squillanti di colore si alternano a vicoli tortuosi dove l’oro dei tappeti si insinua tra le tinte fredde, creando un contrasto vivido e suggestivo.
La vivacità della piazza Uta el-Hammam, con la sua moschea e i caffè dall’anima intima, accompagna il visitatore nel cuore pulsante della città. Qui, il mercato alimentare è il teatro della quotidianità, dove i contadini locali propongono i prodotti della terra e dei campi, mantenendo vivi i legami con l’entroterra montano. Le terrazze affacciate sul torrente Ras el-Maa regalano scorci freschi, con le donne che da sempre si ritrovano nelle acque limpide per lavare indumenti e condividere storie. La vista delle montagne del Parco nazionale di Talassemtane chiude il quadro di un territorio che si muove tra mare, fiume e monti, un equilibrio naturale prezioso e fragile al tempo stesso.
Accoglienza e ospitalità tra tradizione e lusso mediterraneo
La proposta ricettiva della regione riflette la complessità di questo angolo di Marocco, oscillando tra strutture esclusive e piccoli indirizzi intimi. Il Royal Mansour Tamuda Bay, che si estende lungo 700 metri di spiaggia privata, incarna un approccio all’ospitalità che punta all’eleganza senza rinunciare a una discreta integrazione con il paesaggio. Le 55 ville e suite offrono terrazze e giardini privati, mentre la SPA più grande del Paese si sviluppa su 4.300 metri quadrati con sale per trattamenti e piscine raccolte in un’atmosfera rilassante. Un dettaglio che spesso attira l’attenzione sono la sfera sospesa sopra la piscina nel parco, simbolo poetico della luna, e gli arancioni lettini affacciati sul mare, a suggerire la calma assoluta del luogo.
Accanto all’eleganza regale, punteggi di charme punteggiano le città: a Chefchaouen, Dar Echchaouen si presenta come una porta sulla tradizione, con ambienti raccolti e un’atmosfera famigliare, mentre nella medina di Tétouan il Riad Tetouania accoglie con il suono del sintir, strumento a corde pizzicate che evoca melodie ancestrali. Queste strutture raccontano l’umanità del territorio, fatto di accoglienza discreta e ospitalità legata al contesto culturale e paesaggistico. Nel loro contrasto con il lusso del Royal Mansour emerge una complessità che rispecchia l’anima vera della costa marocchina, tra la continua ricerca di equilibrio tra sviluppo e tradizione.